N.B. Articolo scritto nella citta' di Potosi in data 17/03/13.
Si batte la mano destra sul cuore Evo, a simboleggiare il posto che
occupa dentro di lui la Bolivia, e con la sinistra chiusa a pugno saluta
la folla che lo acclama. Il sorriso smagliante abbraccia la gente
riunita ad attendere il suo discorso per l’inaugurazione dell’aeroporto
internazionale di Oruro, nella regione dell’Altipiano dello Stato
andino. Evo indossa un completo scuro, e per una volta ha abbandonato la
chompa, ovvero il golf a righe che richiama l’abbigliamento degli
agricoltori boliviani e che usa abitualmente sfoggiare anche nelle
occasioni ufficiali per sottolineare la sua appartenenza al popolo.
President of Bolivia Evo Morles Aymara wearing the iconic 'chompa' - picture taken from http://boliviaexigesumar.blogspot.com/2010/08/donde-hay-bases-militares-no-se.html |
‘Evo’
è il presidente dello Stato Plurinazionale di Bolivia Juan Evo Morales
Ayma, ma tutti lo chiamano con il solo nome di battesimo, da quando gli
efficaci esperti della sua campagna elettorale ne hanno diffuso
l’immagine di politico compañero e uomo della porta accanto. Ex
cocalero, ovvero coltivatore della pianta medicinale della coca tanto
invisa agli Stati Uniti, e primo capo di Stato indigeno della storia
boliviana, Morales è entrato in carica nel 2006 grazie ai voti dei
campesinos, i lavoratori della terra di origine quechua e aymara. Nel
2009 è stato rieletto trionfalmente alla presidenza con il 67 per cento
dei consensi, dopo aver promosso con successo una riforma della
Costituzione in senso socialista e indigenista.
Evo ha voluto la
creazione dell’ aeroporto, costato 19 milioni di dollari, per dare nuovo
slancio commerciale alla depressa zona mineraria di Oruro, di cui egli
stesso è originario. “Per il nostro dipartimento è un giorno storico”,
dichiara Evo alla folla festante, “e questa grande opera dimostra
l’appoggio del governo allo sviluppo agricolo della regione".
Tutt’intorno, si stagliano grandi cartelli pubblicitari che sciorinano
le cifre del benessere economico che dovrebbe produrre l’aeroporto e
declamano “Bolivia Cambia, Evo Cumple”, traducibile con “La Bolivia
cambia, Morales mantiene le promesse”, magnificando il grande programma
di investimenti che il presidente ha inaugurato per accelerare lo
sviluppo del Paese.
Tuttavia, poco lontano dal luogo delle
celebrazioni infuria la polemica. Diverse organizzazioni cittadine, come
il Comité Civico, contestano la decisione del governo di intitolare
l’aeroporto a Morales stesso. “Si tratta dell’ennesima riprova che in
Bolivia il governo propaganda un vero culto della personalità del
presidente”, dice Armando Zaballos, un commerciante di libri 35enne. “Da
quando Morales è stato rieletto, è cominciata una impressionante
stagione di abusi da parte del governo e specialmente da parte del capo
di Stato, che soffre evidentemente di manie di grandezza”.
La
polemica sul nome dell’aeroporto di Oruro non è un episodio estemporaneo
nell’attuale panorama politico boliviano. Una forte contestazione nei
confronti del presidente impazza da quando il suo portavoce ha reso nota
l’intenzione di Morales di presentarsi alle elezioni presidenziali una
terza volta, nonostante la Costituzione limiti a due mandati la carica
del capo di Stato. Il 20 febbraio scorso il Governo ha presentato al
Tribunale Costituzionale un progetto di “Legge di Applicazione
Nazionale”, che in caso di approvazione da parte dei giudici
permetterebbe a Morales di competere alla consulta elettorale del 2015.
“In Bolivia è sempre difficile stabilire cosa è legale e cose
non lo è, perché tutto cambia piuttosto rapidamente” dice Israel Angus,
una giovane guida turistica che parla spagnolo, quechua e giapponese e
che ha votato Morales alle ultime due elezioni. “Prima il presidente
della Bolivia era Gonzalo Sanchez, e Morales era considerato un
terrorista, un indio indegno di far parte del Congresso”, continua
Angus, “ora il Presidente è Morales, Gonzalo Sanchez è inseguito da un
mandato di estradizione nella sua casa negli Stati Uniti e Evo vuole
cambiare di nuovo la Costituzione. Tutte le decisioni nel mio Paese si
giudicano a posteriori, ma secondo me stavolta Morales ha esagerato.
Potrà pure vincere, ma di sicuro non avrà il mio voto”.
“Le
politiche di Morales stanno assumendo contorni sempre più populistici”,
dice Alejandro Ormeño, avvocato che lavora nel campo dei diritti civili,
“e l’intera campagna Evo Cumple non è che una gigantesca macchina
elettorale i cui risultati pratici si contano sulle dita di una mano. In
realtà, il Governo sta spendendo una quantità impressionante di denaro
pubblico in imprese che hanno il fine ultimo di garantire la rielezione
del presidente”.
Nonostante la contestazione, il presidente non
si scompone e tira dritto per la sua strada, forte di un largo consenso
tra le fasce più umili della popolazione. Juan Carlos Medina, uno degli animatori del celebre Carnevale di Oruro, del tipico elettore di Evo
possiede il colore della pelle ma non lo status sociale, eppure difende
con fervore l’operato del capo di Stato: “La verità è che la Bolivia è
ed è sempre stato un Paese razzista, e il personaggio-Morales da
fastidio a tutta quell’intellighenzia bianca di origine europea che non
si risolve ad accettare un presidente indigeno che ha tagliato i ponti
con i privilegi di classe e con gli appalti alle multinazionali che
hanno caratterizzato la storia della Bolivia fino a qualche anno fa”.
Secondo
Medina “la grande maggioranza del popolo chiede la riconferma di
Morales, ed è proprio ciò che accadrà, nel rispetto della legge, se il
Tribunale costituzionale darà il suo parere favorevole. Altri cinque
anni di governo sono indispensabili per compiere quella rivoluzione
sociale che è iniziata più di dieci anni fa, e che Evo conduce dal
2006”.
Anche la comunità internazionale starebbe sanzionando
favorevolmente l’operato del presidente boliviano, nelle parole di
Medina: “E’ un fatto che la Fao, l’agenzia dell’Onu che si occupa del
problema del nutrimento nel mondo, abbia scelto Evo Morales come
ambasciatore della quinoa, il cereale che potrebbe costituire una
risorsa importantissima nella lotta contro la fame del mondo. Tutto ciò
dimostra come l’impegno del presidente in favore delle fasce più
svantaggiate della popolazione, in Bolivia e ovunque, non passi
inosservato agli occhi dell’opinione pubblica mondiale”.
Il
Tribunale costituzionale esprimerà tra due mesi il suo verdetto sulla
rieleggibilità del presidente Morales, e allora le parole lasceranno
spazio ai fatti. La Bolivia aspetta, e nel frattempo spera che Evo
“mantenga le promesse”.
E' interessante vedere come tutto il mondo è paese, in un certo senso! Anche qui, come purtroppo in Italia, i giudizi sugli uomini politici e sui governi cambiano repentinamente, dall'oggi al domani, senza che in effetti sia cambiato molto, forse funzionano altri meccanismi, non politici, ma psicologici, che fanno intimorire le persone quando il successo diventa troppo evidente! Non so, comunque è interessante vedere che tutti cambiano, cambia la gente e cambiano i padroni....ma forse tutto rimane come era!
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