Arequipa è stata il campobase per il nostro primo trekking nelle Ande.
Luogo prescelto è stato il Canyon del Colca, secondo canyon al mondo per profondità (quasi tre volte più del Grand Canyon negli Stati Uniti!).
Dopo alcune riflessioni circa la maniera di affrontare questa avventura, ci siamo infine risolti per svolgere il trekking in maniera completamente indipendente, senza affidarci a guide o agenzie di sorta.
A conti fatti, è stata una scelta estremamente azzeccata, sia per il risparmio considerevole che ha comportato, sia soprattutto perché andare da soli ci ha permesso di fare alcuni incontri fantastici, e ci ha lasciato tutta la libertà che abbiamo voluto concederci tra i monti. Nostro fedele compagno di viaggio, e in molti casi guida artigianale, è stato Mauricio, un chico chileno che abbiamo conosciuto a casa di David, il nostro ospite ad Arequipa.
Il primo giorno, dopo un terribile viaggio di sei ore in autobus su strade a dir poco scalcinate, siamo arrivati al paesino rurale di Cabanaconde
Sotto una pioggia monsonica abbiamo inforcato un sentiero in discesa harta, estremamente ripida, mentre calava la notte e quasi non riuscivamo a vedere dove mettevamo i piedi.
Dopo cinque ore di camminata, però, tutti i nostri sforzi sono stati ricompensati.. in un declivio del canyon sorge un'incredibile oasi con qualche capanna attrezzata per passare la notte, e soprattutto una piscina di acque calde termali nella quale ci siamo buttati, sfidando il buio più totale e il freddo esterno ! Le foto qui sotto sono state scattate il mattino seguente, ma vi assicuriamo che il bagno di notte e l'ottima cena susseguente offertaci da Pablito, il proprietario dell'oasi, restano scolpite nella nostra memoria più di qualsiasi immagine di celluloide.
Some steep downhill in the Colca Canyon - click on the picture to see the entire photogallery |
Il secondo giorno nel canyon è stato uno delle esperienze più entusiasmanti fatte finora. La fortuna ha voluto che durante il nostro soggiorno in tutti i villaggi del canyon si celebrasse la Candelaria, o Festa della Vergine. Appena arrivati nel pueblito di Malata siamo stati letteralmente invasi dal calore della gente, che si faceva un onore di ospitare dei 'gringos' che parlano spagnolo nel loro villaggio.. incredibili questi peruviani! L'onore è stato veramente nostro, perché abbiamo passato una giornata splendida che è cominciata con decine di birre offerteci dai paesani, è continuata con la sfilata della statua della Vergine per le due vie del centro, ed è culminata con delle ipnotiche danze tradizionali che ci hanno trasportato in un'altra epoca, ai tempi in cui nessuna Vergine era venerata nel canyon, ma bensì erano la Pachamama e il dio Sole Inti a raccogliere il rispetto e la venerazione degli abitanti.
Più passa il tempo e più ci accorgiamo che qui in Perù la Storia ha prodotto un singolare sincretismo culturale e religioso di costumi e credenze, come hanno contribuito a spiegarci gli amici di Malata. Pepe, Vicente e tutti gli altri abitanti del villaggio hanno partecipato infatti con lo stesso fervore alla messa in onore della santa e ai balli baccanali che sono venuti dopo, senza che ciò creasse alcuna contraddizione nei loro spiriti. Per noi è stata un'esperienza unica assistere allo spettacolo di questi uomini e donne forgiati dalla montagna e dalla roccia, che si producevano in sentiti rosari nella chiesa salvo poi devolvere offerte alla Madre Terra e scatenarsi in frenetici balli che, per movenze, ci hanno davvero fatto pensare alle danze indigene dei tempi degli Inca.
People crazy dancing at the Festa de la Candelaria in Malata, Colca Canyon - click on the picture to see the entire photogallery |
Nel pomeriggio abbiamo lasciato Malata cotti dal sole e dalla birra, e ci siamo incamminati alla volta di un altro paesino in mezzo ai monti. Purtroppo ci siamo miseramente perduti, e alle cinque del pomeriggio, con il sole che calava minaccioso dietro le montagne, ci siamo resi conto che il sentiero intrapreso non ci avrebbe portato da nessuna parte. La fatica crescente provata da tutti e lo spettro di passare la notte al freddo in mezzo al canyon popolato dai coyote (ehm... vabbé, non proprio, ma ci siamo capiti !) si stavano facendo sempre più minacciosi, e quando abbiamo ripercorso a ritroso il cammino fino a Malata eravamo scoraggiati e pronti ad arrenderci all'evidenza di aver buttato una mezza giornata di trekking.
Ed è lì che il nostro amico Mauricio si è dimostrato un vero montanaro, incoraggiandoci e spronandoci a prendere un altro cammino e a tentare comunque di arrivare a destinazione. E' stata una scelta difficile e piuttosto rischiosa, ma infine abbiamo deciso di seguirlo e siamo partiti alla garibaldina alla volta del piccolo paesino di San Juan. Con nostra stessa meraviglia, una volta imboccata la giusta direzione e con il tipico passo da sherpa di chi sente la paura addosso, siamo riusciti a raggiungere il rifugio proprio quando ormai la notte ci circondava, proprio come il giorno precedente !
Il terzo giorno è stato il più duro di tutti, perché abbiamo dovuto scalare la montagna che avevamo disceso durante i primi due giorni. Siamo partiti alle cinque della mattinata, e una camminata difficile e splendida ci ha portato dopo dieci ore in vetta al canyon, a Cruz del Condor, un belvedere dove ci avevano avvisato che era possibile avvistare questi splendidi rapaci.
Majestic condor-action in Cruz del Condor, Colca Canyon - click on the picture to see the entire photogallery |
Ora, in un mirador chiamato Cruz del Condor ci si aspetterebbe effettivamente di vedere dei condor, però i commenti delusi da parte di alcuni viaggiatori incontrati durante il cammino ci avevano un po' demoralizzati. A quanto pare infatti, questi animali si fanno vivi sempre più di rado, disturbati dall'inquinamento e dal rumore prodotto dagli esseri umani.
Eppure, la buonasorte che ci ha accompagnato costantemente finora non ci ha abbandonato in questo momento. Abbiamo infatti potuto ammirare una dozzina di questi magnifici e orgogliosi rapaci svolazzarci sulle capocce, a pochi metri da noi.
Abbiamo così capito perché il Condor è l'animale simbolo dell'America latina, ed era adorato come una divinità dagli Inca. Fierezza, possenza, eleganza e dominio sono solo alcuni dei sentimenti evocati dal planare di questo re dei cieli, che sfrutta le correnti ascensionali per librarsi nell'aria senza quasi sbattere le ali, e che non emette suoni se non per richiamare l'attenzione dei suoi simili una volta avvistata una preda... Onore a te, fratello condor !
Ed è così che abbiamo concluso questa tre giorni da favola nel canyon, che ha avuto come eccellente appendice un'ultima giornata passata nelle terme di Yanque, un avamposto incaico situato all'ingresso - per noi, all'uscita - del Canyon del Colca.
Speaking from Cruz del Condor, Colca Canyon - the video is cut short, but you get it! (English)
Che bomba ragazzi !
Questo racconto del trekking nel canyon è uno dei più suggestivi! E' bellissimo vivere questi momementi appassionanti, attraverso il vostro racconto, e le foto di Angie, sono veramente magnifiche! Il sincretismo di questa cultura è una cosa molto affascinante, che si può ritrovare anche in altre culture e in altri periodi storici, vedi la cultura cristiana medievale che ha in sè molti elementi pagani e l'unione che viene fuori è sempre una cosa molto interessante! I paesaggi che avete visto sono veramente emozionanti, e voi siete davvero in gamba! Complimenti anche e soprattutto ad Angie che riesce a starti dietro.Bravi|
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