N.B. Articolo scritto in data 15/02/03 nella città di Sucre, Bolivia
Late Bolivian journalist Hanali Huaycho - picture taken from http://www.noticiasfides.com/g/sociedad/periodista-de-la-red-pat-fue-violentamente-asesinada--9711/ |
Hanalì Huaycho è morta di una morte bruttissima, come lo sono tutte quelle che avvengono tra le mura domestiche. Peggiore delle altre, forse, perché si è consumata di fronte agli occhi del bimbo di cinque anni che Hanalì e il marito omicida avevano messo al mondo insieme. Quindici coltellate, in faccia, sulle braccia, al ventre, una furia cieca di cui sono ancora sconosciuti i motivi. Una lite domestica, riportano i giornali locali di La Paz, forse troppo alcool nelle viscere dell’uomo, ma chi possiede qualche rudimento di psicologia criminale non potrà non scorgere nel gesto assassino la volontà di rimettere al suo posto una moglie disobbediente.
Hanalì aveva 35 anni ed era giornalista del canale televisivo boliviano PAT, un volto conosciuto e amato dalla gente per la maniera chiara e pacata di spiegare le notizie e per quegli occhi neri grandi e sorridenti che infondevano sicurezza. Amici e parenti dicono che il marito della donna aveva un lungo stuolo di precedenti per violenza familiare alle spalle. Dopo l’assassinio, l’omicida, Jorge Raúl Clavijo Ovand, si è reso irreperibile dandosi alla fuga con la sua automobile.
Ma l’assassinio di Hanalì Huaycho si differenzia dai tanti episodi morbosi di cronaca nera familiare che vengono riportati dai media di tutto il mondo per almeno due caratteristiche singolari.
Innanzitutto, l’episodio è avvenuto in un Paese, la Bolivia, letteralmente martoriato dalla violenza degli uomini sulle donne. Nel solo anno 2012, secondo i dati forniti dalle autorità boliviane, sono stati 120 i femminicidi commessi nel Paese andino, per un agghiacciante numero di 0 condanne emesse. La morte di un personaggio pubblico come Hanalì è stata però la goccia che ha fatto traboccare il vaso e suscitato lo scandalo e la mobilitazione delle organizzazioni femministe.
Più di mille donne hanno significativamente sfilato il giorno di San Valentino per le strade di El Alto, il borgo di La Paz dove si è consumato l’omicidio, chiedendo giustizia per Hanalì e tutte le sue sorelle morte per mano di quegli uomini che avrebbero dovuto amarle e proteggerle. “La società boliviana è ancora profondamente machista e una larga fascia della popolazione reputa perfettamente normale che anche in famiglia si applichi la legge del più forte”, dice Valeria Cespina, una studentessa che ha partecipato alla manifestazione.
In secondo luogo, l’autore dell’omicidio di Hanalì è un tenente di polizia, fatto che aggiunge benzina sul fuoco in uno Stato dove la corruzione e l’impunità delle forze dell’ordine costituiscono uno dei problemi più sentiti dalla popolazione. Proprio i dubbi su una possibile copertura del colpevole da parte delle autorità boliviane ha suscitato un ulteriore contestazione da parte dell’opinione pubblica, tanto da indurre l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani a pubblicare un duro comunicato di condanna dell’accaduto.
L’Onu, oltre ad esprimere una “profonda preoccupazione” riguardo alle ultime notizie di violenza sulle donne in Bolivia e a “manifestare la sua solidarietà” alle famiglie delle vittime, dichiara che “in conformità con il suo mandato di controllo sulla situazione dei diritti umani, darà seguito alle investigazioni realizzate nell’ambito del processo penale sul caso dell’assassinio della giornalista Hanalì Huaycho, e sugli altri casi di femminicidio registrati (in Bolivia, n.d.r.) negli ultimi anni”.
Nel contempo, le Nazioni Unite esortano la società boliviana a mobilitarsi per “sradicare la misoginìa manifestata attraverso delle azioni che frenano i diritti e le opportunità delle donne di condurre una vita piena, senza alcuna discriminazione”. Il comunicato dell’Onu termina con un’esortazione al governo boliviano ad “accelerare la regolamentazione della legge contro le molestie e la violenza politica e la legge contra la tratta e il traffico di esseri umani”.
Resta da appurare chi si occuperà di applicare la suddetta legge, poiché come dimostra il caso di Hanalì Huaycho, polizia ed autorità non sono esenti dal perpetrare o tollerare violenze ed abusi nei confronti delle donne.
Sono molto interessata , come sai, al problema della donna e alla sua situazione nel mondo! Purtroppo sono molte le nazioni, o per meglio dire, quasi tutte, dove siamo lontani anni luce da una fantomatica "" parità", ma ci sono posti dove la donna vive in situazioni di tragica sottomissione.Ti consiglio, come approfondimento del problema, Il prezzo del velo, di G. Sgrena,che sto leggendo proprio adesso.Sono ancora sconvolta dall'omicidio di Pistorius della sua stupenda fidanzata, avvenuto proprio il giorno di San Valentino, e in Sudafrica!
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